deceduto Luigi Saraceni, deputato e magistrato. Difese la figlia Federica accusata dell’omicidio di Massimo D’Antona

deceduto Luigi Saraceni, deputato e magistrato. Difese la figlia Federica accusata dell’omicidio di Massimo D’Antona


Calabrese di nascita, ma romano di adozione, magistrato per 30 anni, con una parentesi da parlamentare dei Ds e dei Verdi per sette anni, e avvocato per il resto della vita. Luigi Saraceni, deceduto oggi all’età 87 anni è stato presidente di sezione di tribunale a Roma, tra i fondatori di Magistratura Democratica, nel collegio difensivo di Abdullah Ocalan, leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), nel periodo in cui fu detenuto in Italia. Ma è stato anche un papà-avvocato: difese con Francesco Misiani e Franco Coppi la figlia Federica Saraceni, arrestata nel 2003 nell’inchiesta sulle Nuove Brigate Rosse e poi condannata nel processo per l’omicidio avvenuto nel 1999 a Roma del giuslavorista Massimo D’Antona.

Nel libro pubblicato nel 2019 “Un secolo o poco più”, dedicato alla storia della sua famiglia, Luigi Saraceni ha raccontato del padre Silvio e soprattutto della ‘dolorosa’ vicenda della figlia. In occasione della presentazione del volume a Milano, l’ex sindaco, anche lui nel pool degli avvocati del leader curdo Ocalan disse: “Se un punto fermo c’è stato nella carriera di Saraceni è il garantismo. Nella sua vita è stato pretore, giudice, pubblico ministero, avvocato, parlamentare e non ha mai cambiato idea sulla presunzione di non colpevolezza”.

E non è un caso che Saraceni sia stato tra i fondatori dell’associazione Antigone, che – come ricorda Mauro Palma presidente dell’European Penological Center e già Garante Nazionale delle persone private della libertà – “si batte per i diritti nelle carceri, che lo ha sempre avuto non solo tra i suoi maestri ma anche tra gli attivi protagonisti”. Come deputato dei Democratici di Sinistra, inoltre, firmò nel 1998, insieme ad Alberto Simeone deputato di Alleanza Nazionale la legge “Simeone-Saraceni”, che ha reso più ampia e facile la concessione delle misure alternative alla detenzione in carcere, in caso di condanna uguale o inferiore a tre anni di detenzione, nella convinzione che la permanenza in carcere sia utile per certi tipi di condannati, inutile e forse dannosa per altri. Il disegno di legge, che era stato approvato a larga maggioranza in parlamento, fu poi duramente attaccato da An che l’aveva votata in parlamento, in quanto ritenuta corresponsabile dell’aumento dei crimini comuni. Sempre di Saraceni il ricorso alla Corte Costituzione contro la legge Fini-Giovanardi “perchè all’interno di un decreto che trattava di tutt’altro – spiega ancora Palma – erano stati inseriti pesanti interventi penali sulle droghe”. A dare la notizia della sua morte è stata la senatrice Cecilia D’Elia Riviello.



LEGGI TUTTO

[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-06-02 17:22:05 ,roma.repubblica.it

Previous G&B Festival 2024, dal 3 al 5 giugno a Milano la grande impresa della sostenibilità

Leave Your Comment